La fase dei “no” a 2-3 anni: cosa fare per affrontarla nel modo corretto

Tutti i bambini attraversano la fase dei “no” a 2-3 anni; per questo, se tuo figlio è diventato tutto d’un tratto ribelle, non devi preoccuparti.

La fase dei no a 2-3 anni

Si tratta infatti di un periodo transitorio che, se ben gestito, permetterà al bambino di acquistare maggiore autonomia e autostima.

Più che di vera e propria ribellione dovremmo parlare di consolidamento dell’io attraverso il tentativo di far valere il proprio punto di vista.

In questo articolo, oltre a spiegarti in cosa consiste questa fase, ti forniremo qualche utile consiglio per non perdere la testa e affrontare la situazione nel modo migliore.

La fase dei “no” a 2-3 anni: in cosa consiste

Fino a poco tempo prima, il tuo bambino era sempre accondiscendente e felice di fare tutto quello che gli dicevi, ma ad un certo punto, verso i 2 anni, qualcosa è cambiato.

Le opposizioni, le resistenze e i “no” pronunciati con determinazione sono aumentati sempre più, così come le trasgressioni alle piccole regole che gli avevi bene o male fatto accettare.

Quando lo riprendi e lo sgridi poi è la fine: fa i capricci, si arrabbia, si dispera al punto che tu non sai più cosa fare.

Cosa succede? Perché si ribella? Cosa puoi aver sbagliato?

Se ti stai ponendo queste domande, rilassati: non hai sbagliato niente e tuo figlio non si sta propriamente ribellando, bensì sta crescendo.

A te potrebbe sembrare troppo presto, eppure è a questa età che i bambini, dopo aver preso coscienza di sé come soggetti separati dagli altri, iniziano a costruire la propria identità, il proprio io psicologico.

Si tratta di un processo fondamentale per lo sviluppo cognitivo del bambino, il quale non va bloccato, ma aiutato a costruire un tassello alla volta la propria autonomia intellettuale.

Cosa succede nella sua mente

Il tuo bambino è ora consapevole di essere un soggetto separato da mamma e papà e, per questo, cerca di sviluppare la propria autonomia.

Vuole essere lui a scegliere il giocattolo con cui intrattenersi, quando e se mangiare, oppure quale indumenti indossare. Sta prendendo consapevolezza del fatto che può provare sentimenti opposti e contrastanti rispetto ai tuoi, così come può avere desideri ed emozioni proprie.

Desidera imporre il proprio punto di vista e costruire la propria identità, ma ha bisogno di capire fino a dove può spingersi.

La funzione normativa del genitore e la fase dei “no” a 2-3 anni

Genitore e figlio: la funzione normativa

Quando i bambini attraversano la fase dei “no” a 2-3 anni, i genitori possono sentirsi disorientati. L’atteggiamento oppositivo di fronte alle regole, il continuo rifiuto dei paletti imposti, il voler fare di testa propria, mettono in discussione una delle funzioni principali dell’essere genitori: la funzione normativa.

Quest’ultima consiste nel porre regole che stabiliscano i limiti entro i quali il bambino può muoversi e agire. Fornire ai propri figli una struttura di riferimento di questo tipo è fondamentale per aiutarli a crescere in modo equilibrato e a integrarsi nella società.

Quando tuo figlio di 2 anni ha iniziato a disobbedirti e a voler fare di testa propria, hai probabilmente iniziato a mettere in discussione il tuo ruolo, non sapendo più non solo come fargli accettare le regole, ma anche se valesse davvero la pena provarci.

In realtà, la funzione normativa deve essere adeguata alla fase evolutiva che il bambino sta attraversando. Per tale motivo in questa fase dovrai adottare metodi alternativi che garantiscano a tuo figlio uno sviluppo equilibrato della sua personalità.

Vedremo tra poco come fare per non perdere il controllo della situazione.

Gli errori da evitare

Vediamo innanzitutto cosa non dovresti fare e quali atteggiamenti non dovresti mai assumere quando il tuo bambino attraversa la fase dei “no” a 2-3 anni.

Per i genitori, tanto la rabbia quanto la delusione sono sentimenti comuni in questa fase, quindi se ti capita di arrabbiarti o di non sapere più cosa fare non sentirti in colpa.

Se vivi le reazioni di tuo figlio come degli affronti personali, potresti essere portato a sgridarlo o punirlo con severità per ristabilire le gerarchie. Questa è una reazione non propriamente corretta, in quanto il bambino non vuole mettere in discussione il tuo ruolo genitoriale, bensì ha bisogno di costruire la propria identità.

Allo stesso modo però non dovresti allentare troppo la presa. Anche se ti senti scoraggiato e pensi che dare delle regole non serva a nulla in quanto lui fa comunque di testa sua, non rinunciare ad esercitare la funzione normativa. Se lo facessi, lasceresti tuo figlio totalmente allo sbando, ma non è di questo che lui ha bisogno.

La fase dei “no” a 2-3 anni: ecco cosa puoi fare

Ora sai cosa non devi fare: non arrabbiarti, non punirlo o sgridarlo con troppa severità, ma non lasciarlo neanche allo sbando.

Cosa fare allora per superare incolumi la fase dei “no” che, tra alti e bassi, potrà durare un intero anno?

Ecco i nostri 4 consigli che, se seguiti con scrupolo, ti aiuteranno non solo a ritrovare la serenità, ma anche ad aiutare tuo figlio a costruire la propria identità in modo forte e duraturo. In questo modo, potrà aumentare non solo il suo livello di autonomia, ma anche la fiducia nelle sue capacità.

1. Non perdere la pazienza e non osteggiare sempre gli slanci di tuo figlio

La prima regola quando si ha a che fare con un bambino nella fase dei “no” a 2-3 anni è: non perdere la pazienza.

Opponendoti sempre e con forza al desiderio di indipendenza e autonomia di tuo figlio, sgridandolo e punendolo, rischieresti non solo di peggiorare la situazione, ma anche di far crescere un soggetto con una personalità fragile. Da adulto, tuo figlio, se osteggiato con aggressività in questa fase, potrebbe non essere in grado di prendere decisioni in autonomia oppure potrebbe osteggiare le regole sociali.

Al contrario, mantenendo un atteggiamento calmo ed equilibrato, lo aiuterai a rinforzare il suo io e a ridurre, poco alla volta, gli atteggiamenti oppositivi.

Ricorda, la parola d’ordine è autorevolezza non autorità!

2. La fase dei “no” a 2-3 anni: poche regole e molta coerenza

La funzione normativa genitoriale, come abbiamo detto, non deve essere del tutto abbandonata, in quanto lasciare che il bambino faccia tutto di testa sua potrebbe essere tanto deleterio quanto non lasciargli neanche un minimo di indipendenza.

È dunque importante stabilire alcune regole semplici e chiare che il bambino possa comprendere e attuare con facilità, e che non gli sia consentito infrangere.

Un volta posti questi paletti, devi essere fermo e deciso nel farglieli rispettare, senza perdere la pazienza o arrabbiarti.

Di fronte a un suo rifiuto, aspetta che si calmi e, usando l’empatia, fagli capire la necessità di rispettare quella semplice regola.

I limiti imposti dovranno naturalmente essere fatti rispettare da entrambi i genitori, così da permette al piccolo di capire dove finisce la sua possibilità decisionale.

3. Quando possibile, lascia a tuo figlio libertà di scelta

Lascia a tuo figlio libertà di scelta

Se le regole sono importanti, lo è altrettanto la libertà di scelta.

Laddove non hai posto limiti e quando non ci sono rischi per la sua o l’altrui incolumità, lascia a tuo figlio la possibilità di decidere da solo.

Potresti ad esempio permettergli di scegliere con quale gioco intrattenersi oppure che cosa mangiare.

Un buon metodo per dargli un margine di autonomia, rimanendo però entro alcuni limiti, consiste nel farlo scegliere tra due alternative. Se ad esempio dovete fargli indossare la giacca, anziché prenderne una e dirgli di mettersela, potreste fargli scegliere fra due quale desidera mettersi.

In questo modo lo spingerete a fare ciò che volete, consentendogli però di avere un minimo di indipendenza decisionale.

 

4. Quando gli chiedi di fare qualcosa, dai risalto alle attività positive anziché agli obblighi

L’ultimo consiglio che ci sentiamo di darti per aiutare tuo figlio a superare al meglio la fase dei “no” a 2-3 anni è questo: quando desideri che faccia qualcosa, non parlare prima dell’obbligo, ma di ciò che ne potrà ottenere.

Ad esempio, se devi andare a fare la spesa e non lo puoi lasciare tuo figlio a casa da solo, non dovresti dirgli semplicemente “Muoviti che dobbiamo andare al supermercato”, ma potresti provare con “Ti piacerebbe andare al parco a giocare?”. Se lui risponde di sì, potrai continuare con “Allora andiamo in fretta a fare la spesa, così poi avremo tutto il tempo per divertirci al parco”.

In questo modo, oltre a dimostrare interesse per i suoi desideri, avrai ottenuto da tuo figlio una risposta affermativa.

 

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